Concessioni demaniali, Sib-Fipe al fianco dei balneari anche nei processi in difesa della balneazione attrezzata italiana e dello Stato di diritto

Da alcuni anni vi è un grave conflitto istituzionale fra l’Autorità giudiziaria amministrativa e il Parlamento sulla problematica relativa alla durata e alle modalità di rinnovo delle concessioni demaniali marittime in maniera semplicistica qualificata con la cd questione balneare. Contro le aziende balneari, ad iniziativa soprattutto dell’Antitrust, negli scorsi anni si è aperto un “fronte giudiziario” con un esteso contenzioso avverso gli atti dei Comuni che hanno applicato la proroga di quindici anni prevista dalla legge nr. 145 del 30 dicembre 2018 cd Centinaio.

Il nostro Sindacato ha deciso di difendere le ragioni dei balneari anche in sede giudiziaria invocando la corretta applicazione della direttiva Bolkestein e la conservazione giuridica degli atti emanati dagli Enti concedenti sulla base delle leggi dello Stato. Ciò ha comportato l’intervento del SIB a sostegno delle ragioni dei concessionari coinvolti nei processi davanti ai diversi TAR interessati dai ricorsi dell’Antitrust (dal TAR di Firenze a quello di Lecce; dal TAR di Roma a quello di Salerno; ecc.). Così come siamo intervenuti in giudizio davanti all’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato o partecipato al giudizio di rinvio davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Sul “fronte giudiziario” fondamentali sono state le cd sentenze gemelle dell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato nr. 17 e 18 del 9 novembre 2021 che, fra l’altro, hanno stabilito l’obbligo di disapplicazione delle proroghe ex lege in quanto automatiche e generalizzate e la inesistenza giuridica degli atti di proroga già emessi dagli Enti concedenti.
Una decisione che ha modificato l’orientamento precedente dello stesso Consiglio di Stato che, nel caso di contrasto fra atti amministrativi e diritto europeo, aveva affermato che si era in presenza non di inesistenza ma di illegittimità (v. per tutte CdS 18 novembre 2019 nr. 7874). Si tratta di una differenza fondamentale per la validità degli atti di proroga già rilasciati e sulla quale, anche dopo la sentenza dell’Adunanza plenaria, continua ad esserci incertezza nella giurisprudenza del Consiglio di Stato (v. CdS 30 novembre 2023 nr. 10378).

L’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato, grazie alla nostra iniziativa giudiziaria è comunque chiamata a rivedere le sue statuizioni a seguito della sentenza della Cassazioni a Sezioni Unite nr. 32559/2023 del 27 novembre 2023 che, su nostro ricorso, ha annullato una delle due cd sentenze gemelle. Nella nuova decisione della prossima Adunanza plenaria del Consiglio di Stato, saranno rilevanti le risultanze del cd tavolo tecnico del Governo istituito ex art. 10 quater del D.L. 29 dicembre 2022 nr. 198 convertito con la legge 23 febbraio 2023 nr. 14 sulla verifica della cd scarsità della risorsa. A tal proposito si ricorda che la Relazione finale del 5 ottobre 2023 certifica la cd “non scarsità della risorsa” avendo il nostro Paese il 67% del demanio marittimo ancora disponibile per il rilascio di nuove concessioni.
Si sottolinea che siffatta verifica costituisce il presupposto per l’applicazione della Direttiva servizi alle concessioni demaniali così come chiarito dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea con la sentenza del 20 aprile 2023 C-348. Per questa importante attività giudiziaria ci siamo avvalsi, oltre che delle professionalità degli avv.ti Stefania Frandi, Bartolo Ravenna e Cristina Pozzi, anche dell’assistenza e del patrocinio di Autorevoli e insigni giuristi come, fra gli altri, la prof.ssa Elisa Scotti, la prof.ssa Alessandra Maria Sandulli e il prof. Romano Vaccarella.
Nell’interesse non solo dei nostri associati ma di tutti i concessionari di beni pubblici. A tal proposito è bene ricordare che questa è una problematica che riguarda non solo i balneari ma tutte le attività che operano sul demanio marittimo non solo turistiche (stabilimenti balneari, ristoranti, alberghi, campeggi, ecc.) ma anche la nautica e la portualità con l’affermarsi di principi giuridici applicabili a ogni attività economica esercitata su beni pubblici come a titolo esemplificativo gli ambulanti.
Ribadiamo comunque che la soluzione non è giudiziaria ma squisitamente legislativa e politica.