Lavoratori autonomi i più colpiti dalla crisi generata dalla pandemia. Caporilli Non si possono lasciare nella disperazione e senza aiuti queste persone

I dati pubblicati  il 2 settembre dal quotidiano IL SOLE 24 ORE, registrano un risultato positivo riguardo al lavoro subordinato. A luglio ci sono stati infatti 24mila dipendenti in più di cui 12 mila a tempo indeterminato (i restanti 12mila sono a termine). Il tasso di occupazione è rimasto stabile al 58,4%. Il numero di disoccupati, su giugno, è sceso di 29mila unità; -173mila nei dodici mesi. Piccolo miglioramento per i giovani under25, il cui tasso di disoccupazione è diminuito ancora. La paventata minaccia di licenziamenti fortunatamente al momento non si è realizzata o, quantomeno, si è realizzata solo in situazioni limitate per lo più in aziende e aree già in crisi.

L’unico dato negativo del mese di luglio riguarda i lavoratori autonomi , -47mila; addirittura -62mila sull’anno che evidenzia il prezzo altissimo pagato da tale fascia di lavoratori. Da tempo, spesso  nell’indifferenza, stiamo assistendo a un’agonia lenta silenziosa di interi settori produttivi dove a farne le spese sono i lavoratori autonomi che non hanno ammortizzatori né salvagenti sociali. A loro in caso di chiusura dell’attività non spetta né cassa integrazione né indennità di disoccupazione.

Confcommercio Imprese per l’Italia La Spezia è vicina a questi lavoratori, imprenditori, professionisti e alle loro famiglie – dichiara Giorgia Caporilli, responsabile settore lavoro Confcommercio -. Chiediamo con forza che si faccia con urgenza qualcosa per non restare spettatori di questa triste realtà. Non si possono lasciare nella disperazione e senza aiuti persone che si sono messe in gioco, hanno creato ricchezza per  il Paese e, adesso, con la chiusura dell’attività,  perdono la speranza di poter costruire un futuro per sé, per i propri figli, per la propria famiglia.

Il dato deve far riflettere sia a livello sociale sia umano. “È doveroso che la politica si occupi di questi lavoratori attraverso una rete di protezione che li renda protagonisti di azioni di politiche attive e passive del lavoro. Occorre soprattutto ripensare al mondo del lavoro autonomo e dell’impresa in un territorio, quale è l’Italia che è stata la culla dei mestieri e dell’arte con la creazione di un sistema di norme che semplifichi e agevoli l’iniziativa imprenditoriale invece di ostacolarla e impacciarla – prosegue Caporilli – Un sistema che faccia venire voglia, soprattutto ai giovani, di mettersi in gioco e rischiare per diventare protagonisti di nuova occupazione, e nuova ricchezza nel Paese. Occorre un nuovo rinascimento dell’impresa e del lavoro che riporti dignità e orgoglio al lavoro autonomo, che rivitalizzi le imprese, che rifaccia rivivere le nostre strade e le nostre piazze con nuove botteghe di arti e mestieri, fucine di nuove idee, arte e bellezza”, ha concluso.

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