DL aperture, Fipe-Confcommercio, stanchi di pagare colpe non nostre. Coprifuoco incomprensibile

“Abbiamo chiesto di ripartire ma, alle attuali condizioni del Decreto Legge sulle riaperture, oltre la metà dei Pubblici Esercizi Italiani non può di fatto farlo. Sono scelte che vanno spiegate e vanno spiegate bene, perché appaiono punitive rispetto a quelle adottate in momenti più critici dal punto di vista sanitario.

Siamo stati i primi a proporre gradualità e regole certe, che tuttavia devono avere un supporto di carattere scientifico. Pur applicando rigorosi protocolli di sicurezza e garantendo il solo servizio al tavolo, oggi si ritiene che il problema sia l’utilizzo degli spazi interni. Noi siamo esausti di pagare colpe non nostre, come la lentezza della campagna di vaccinazione e l’impossibilità di controllare il territorio punendo comportamenti scorretti. Se il 15 maggio il Governo ha preso l’impegno di vaccinare tutti gli over 70 di questo Paese, riteniamo giusto che prenda anche l’impegno a riaprire le attività all’interno a pranzo e a cena applicando i rigorosi protocolli già approvati”. Così il presidente di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, Lino Enrico Stoppani. Parole condivise anche dal presidente della Confcommercio della Spezia Gianfranco Bianchi. “Il coprifuoco alle 22:00 addirittura fino al 31 luglio – prosegue Stoppani – è scientificamente e socialmente incomprensibile e incoerente con le finalità che si propone: comprime orari e favorisce comportamenti disordinati e opposti. Siamo esasperati dal ritardo nel comunicare nel dettaglio le misure compensative più volte annunciate. Le chiusure devono essere accompagnate da sostegni equi, come peraltro suggerito dalla stessa Banca d’Italia nelle audizioni parlamentari. I dichiarati giusti propositi di attivare ristori perequativi, progressivi, selettivi e proporzionati ai danni devono trovare riscontro immediato nei provvedimenti di politica economica del Governo. Chi è stato maggiormente penalizzato deve essere maggiormente sostenuto”.

“Sul cambio repentino di alcune forze di governo, improvvisamente proiettate verso l’apertura incondizionata, ho sentito sin da subito puzza di trabocchetto e le indiscrezioni sui provvedimenti stanno confermando le mie supposizioni – ha detto Marco Buticchi, presidente Fipe Confcommercio La Spezia -. Alla situazione preoccupante del settore si andrà ad aggiungere la ‘beffa’ discriminatoria tra chi non ha spazi esterni e chi li ha, la presa in giro delle ‘aperture all’aperto’ in una stagione ancora fredda e incerta, la pervicacia nel mantenere attivo un rigoroso coprifuoco che, oltre a impedire qualsiasi impegno serale, non serve a nessuno se non a danneggiare le nostre categorie. Le ventilate ‘concessioni’ avranno solo il potere di rendere incandescente una situazione già difficile. Mi auguro che le forze di governo abbiano modo di ripensarci e di cessare questa incomprensibile caccia all’untore nei confronti di alcune categorie che nulla hanno a che fare con la diffusione passata, presente e futura, della pandemia”.

“Questo decreto si dimostra ancora una volte cieco di fronte alla realtà che si vede in giro nelle strade e nelle piazze e alle esigenze lavorative di una categoria che dopo 14 mesi di continue aperture a singhiozzi non ce la fa più a rialzarsi – ha detto Martina Riolino, presidente Fipe Giovani Confcommercio -. C’è un netto passo indietro rispetto ai decreti precedenti nei quali la somministrazione poteva svolgersi all’interno dei locali nelle zone gialle. Viene è vero allungata l’apertura anche serale con il mantenimento del coprifuoco, ma solo nelle pertinenze esterne delle attività e questo taglia fuori il 40% di esse che non hanno spazi antistanti, non considerando che il lavoro di quelle che, nonostante tutto, potranno aprire dovrà essere basato sul meteo ancora mutevole del periodo primaverile. Come si possono programmare gli ordini dei prodotti deperibili? Che garanzia di continuità lavorativa si può dare ai propri dipendenti? Senza contare la prospettiva più terribile che è quella della spada di Damocle delle chiusure date dal cambiamento di colore della regione che si manterrà fino al 31 luglio, rendendo praticamente impossibile per un turista straniero ritenere l’Italia una meta attrattiva nella prima metà della stagione estiva, vista l’incertezza di quali attività enogastronomiche e culturali potrebbe trovare aperte durante il suo soggiorno”.

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