Confcommercio: “Basta prendersela con le imprese”

Cashback, lotteria degli scontrini, chiusure e aperture senza preavviso. Iniziative che gravano sulle spalle delle imprese e una gestione scellerata della pandemia non aiutano gli imprenditori e i negozianti, oramai allo stremo.

“Una lotteria a premi non è di certo il metodo giusto da utilizzare per la lotta all’evasione fiscale, ma stupisce ancor più come, uno Stato che tra i propri obiettivi dovrebbe avere quello di combattere la ludopatia, usi una lotteria per evitare che le persone si sottraggano agli oneri fiscali. Insomma, per sconfiggere la piaga dell’evasione, si è pensato di utilizzare la piaga del gioco”. A dirlo sono i vertici di Confcommercio La Spezia, preoccupati sia per l’aspetto sociale che per il peso di questa lotteria sugli esercenti. Secondo Confcommercio qualsiasi iniziativa o misura per la lotta all’evasione fiscale che preveda dei premi è destinata a fallire e potrebbe risultare dannosa per i cittadini che stanno cercando di uscire dal tunnel del gioco d’azzardo. “Un’iniziativa che lascia perplessi molti imprenditori sfavorevoli e contrari al gioco ma che si vedono ugualmente costretti, forzando la propria coscienza, ad aderire. Non farlo significherebbe perdere dei clienti e registrare un calo del fatturato. E quello attuale non è certamente il momento per potersi permettere di rinunciare a un’entrata. Ma al di là dell’aspetto sociale e ideologico – proseguono – c’è un’altra preoccupazione. Nonostante la proroga, il problema dell’adeguamento dei registratori di cassa è tutt’altro che risolto. Si tratta di una spesa che grava totalmente sugli esercenti e che si aggira intorno ai 500 euro iva esclusa, cifra che da marzo è quintuplicata. Oltre alla già citata proroga, Confcommercio ha richiesto che lo Stato si faccia almeno in parte carico della spesa, fornendo aiuti concreti per tutti coloro i quali dovranno adeguare i propri registratori di cassa. Ma per il momento tutto tace. Sono stati previsti premi anche per i negozianti, che potrebbero essere a loro volta estratti. Ma le imprese non si lasciano certamente ingolosire da questo”.

L’associazione di via Fontevivo si sofferma poi sulle criticità relative al cashback: “Quello attuale non era di certo il momento migliore per disincentivare il pagamento tramite contanti. Le commissioni che i titolari delle attività devono pagare per ogni transazione effettuata con carta o bancomat restano ancora molto elevate. Alla fine chi ci rimette sono sempre i commercianti. Senza dimenticare come incentivare l’utilizzo della carta di credito non sia un bene per tutti. Non tutte le persone riescono a gestire al meglio le proprie risorse e farlo con i contanti aiuta ad avere la percezione di quanto si stia effettivamente spendendo. Purtroppo l’esperienza ci ha insegnato come in molti si siano indebitati per un utilizzo inappropriato delle carte o bancomat”, concludono.

Un accanimento nei confronti delle imprese che appare ancora più evidente dalle modalità con le quali viene gestita la divisione delle regioni in zone. “Assurdo come il passaggio da una zona all’altra venga comunicato all’improvviso. Il fatto di saperlo con qualche ora di anticipo può non essere un problema per il comune cittadino ma per un’impresa lo è. Ed è anche grave. Probabilmente chi prende le decisioni non ha la minima idea di come funzioni un bar o un ristorante. I nostri ristoratori e titolari di pubblici esercizi sono allo stremo, e oltre alla drammatica situazione, vivono anche nella costante incertezza di scoprire di aprire o chiudere da un giorno all’altro. E questo avrebbe senso se i numeri fossero ‘freschi’ e se la situazione si aggravasse all’improvviso rendendo necessaria una chiusura dall’oggi al domani, ma dal momento in cui i numeri presi in esame fanno riferimento alla settimana precedente, le chiusure improvvise non hanno più alcun senso logico di esistere”.

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