L’ingresso di cani in bar e ristoranti dipende dalla volontà degli imprenditori

Se si rispettano le condizioni di sicurezza, comprese quelle igienico-sanitarie, l’ingresso di cani in bar e ristoranti dipende esclusivamente dalla volontà degli imprenditori e dalla politica di relazione con il cliente che intendono perseguire. Si tratta di ribadire il principio di libertà che, nel rispetto delle norme, deve ispirare ogni iniziativa imprenditoriale. Non spetta alle amministrazioni comunali decidere se gli animali di compagnia devono essere ammessi o, al contrario, devono essere respinti, come ha stabilito un recente regolamento del Comune di Quincinetto in provincia di Torino”.

Questa la posizione di Fipe, espressa da Aldo Mario Cursano, Vice Presidente Vicario di Fipe.

Note tecniche
Il Ministero della Salute ha validato quanto scritto nel manuale di corretta prassi operativa della FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) a pag. 88: è consentito l’accesso ai cani nei bar, ristoranti, ecc. se muniti di guinzaglio e museruola.
Tale disposizione è stata ripresa da quanto già stabilito all’art. 83 del Regolamento di Polizia Veterinaria del 1954 (in allegato).

A livello nazionale sono stati così superati tutti quei provvedimenti territoriali (ordinanze comunali o delle Asl) che impedivano l’accesso ai cani alle parti comuni dei locali per motivi igienico-sanitari, mentre rimane fermo che l’accesso è vietato nei locali di produzione e deposito degli alimenti (es. cucine), come stabilito anche dal Regolamento CE n. 852/2004 (in allegato).

In ogni caso, la scelta resta in capo all’esercente che può decidere se accogliere o meno tali animali, ampliando magari il giro dei clienti della propria attività.

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