“Bene i parcheggi e monopattini, ma da soli non bastano: a Spezia serve un servizio di car sharing”

“In questa città c’è un problema di mobilità, ma ancor più un problema di percezione della mobilità”. Filippo Lubrano, Presidente dei Giovani Imprenditori di Confcommercio, interviene sul dibattito della mobilità in centro città. “Capisco la battaglia dei piccoli esercenti che hanno bisogno di rendere le loro attività accessibili velocemente, per combattere la concorrenza cruenta delle consegne a domicilio dei colossi di Internet. Ma oltre alla legittima richiesta di ottenere un maggior numero di parcheggi, si può anche ambire a ridurre il numero di macchine in città”.

Lubrano propone un approccio sistemico, per affrontare una sfida che è anche di mentalità: “Leggo con piacere che l’assessore Casati si sta muovendo finalmente con una mentalità olistica riguardo gli spostamenti in città. L’ottimo lavoro fatto sul piano dei rifiuti fa ben sperare che anche in quest’ambito si possa agire bene. Siamo a disposizione per mettere a sistema una soluzione che aiuti gli esercenti e l’anima del commercio e della vita cittadina”. Lubrano parte dalle ultime dichiarazioni dell’assessore Casati, che cita anche i monopattini elettrici come strumento a servizio degli spostamenti urbani “È sicuramente un intervento che va nella direzione giusta, per quanto i monopattini siano rivolti a una nicchia della popolazione, e siano molto difficili da regolare. Prova ne è l’esperienza parigina, dove la sindaca Hidalgo, dove una prima fase di entusiasmo, è tornata sui suoi passi con restrizioni e regolamentazioni. È interessante anche il progresso sui punti di ricarica per le auto elettriche. Ma c’è un problema che è soprattutto culturale e di resistenza al cambiamento in una città che è demograficamente anziana, dove il cittadino difficilmente è propenso a investire decine di migliaia di euro per l’acquisto di un’auto elettrica. Allo stesso modo, per una certa fetta di popolazione benestante muoversi in autobus non è semplicemente accettabile” analizza Lubrano.

“Il punto è approcciarsi alle soluzioni con una forma mentis diversa da quella con cui ci si sono posti i problemi. Credo che il vero fattore di cambiamento esista già, e vada esplorato fino in fondo come soluzione: il car sharing. Una pratica che è attiva da anni nelle principali città italiane, e che risponde in realtà non solo a un problema di trasporti, ma anche economico. Come funziona? In sostanza, sono automobili di proprietà di aziende private che vengono messe a disposizione per noleggi a breve termine e tariffazione a kilometro o al minuto. In una città il cui potere d’acquisto diminuisce di anno in anno, possedere una macchina è un lusso di cui però alcuni abitanti, specialmente delle periferie, non possono fare a meno per questioni di lavoro o esigenze familiari. I costi fissi del possesso di un’automobile sono però ingenti, tra bolli, assicurazioni, carburante e, non da ultimo, deprezzamento del valore dell’auto stessa. Il car sharing, servizio offerto da aziende quali Eni o Car2Go, permette di pagare la macchina solo per il suo effettivo utilizzo. Si prende l’auto quando serve, la si lascia in un parcheggio – che il Comune deve prevedere di non far pagare – e se ne riprende un’altra. È solo uno degli esempi del passaggio fondamentale dall’economia del possesso alla sharing economy. Un passaggio che è bene arrivi anche ai margini dell’Impero, in provincia, anche se questo necessiterà probabilmente di un sostegno iniziale anche economico a chi vorrà offrire i servizi in un piazza che per numeri offre opportunità limitate rispetto a Roma, Torino e Milano”.

Lubrano parte da un’analisi dei dati. “In Italia ogni macchina viene utilizzata per circa un’ora al giorno. Questo significa che nelle restanti 23 l’auto potrebbe fare altro, ovvero servire altri utenti. È stato calcolato che ogni macchina in car sharing toglie dalla strada 15 macchine normali. E il risparmio per il consumatore finale medio è consistente: è stato calcolato che il pensionato medio a fine anno può trovarsi in tasca circa 1700 € in più. Soldi che possono essere reinvestiti nel commercio al dettaglio locale, e che rilancerebbero l’economia invece che finanziare i profitti delle grandi case automobilistiche”.

La speranza, per Lubrano, non è solo teorica: “Se domani il servizio fosse attivo, sarei il primo a vendere la mia auto personale, e a beneficiare di un incremento indiretto – e gratuito – dei parcheggi a disposizione in città”.